LA SCIENZA POLITICA DEVE INDICARE LE NUOVE COORDINATE DELLE SUDDIVISIONI POLITICHE PERCHE' LE VECCHIE CATEGORIE NON FUNZIONANO PIU' ED E' ANHE NECESSARIO DEMOCRATIZZARE UNA DEMOCRAZIA TROPPO VECCHIA
di Sergio Bindi
La Meloni fa una politica che l'antica destra non condivide come ha dimostrato , ad esempio, l'ex-sindaco di Roma Alemanno con una recente clamorosa intervista.Così avviene anche per altri big di partito .Il fatto è che le classiche destra,centro e sinistra non hanno piu'un reale significato:La prima è superata dal sovranismo-populismo, la sua storica antagonista, ossia la sinistra, ormai,oggi, anche quella storica, non si sa bene cosa sia per le sue varie espressioni,spesso conflittulitra loro, ed in gran parte lontane da quel mondo del lavoro che era la sua base insieme alle battaglie per i poveri, per gli ultimi , confinando non di rado in un confuso ideologismo che si alterna tra estremismo e populismo se non addirittura governismo a tutti i costi , cioè anche subendo programmi con forti venature di destra. Non fa eccezione il vecchio centro con un liberismo sconfinato nel conservatorismo e nell'accettazione del potere da condividere quasi con chiunque pur di averne una parte ed è profondamente errato individuare oggi quel centro nella disciolta Dc,dimenticando che , in realtà,non lo fu perchè , al di là della comune radice cattolica, riunì in un unico contenitore politico proprio le tre diverse componenti di quelle radici .Non a caso Alcide De Gasperi ,che contribuì alla fondazione del partito democristiano, lo definì "partito di centro che guarda a sinistra " , ossia quella sinistra sociale che , nella sua espressione estremizzata,aveva anche formato i catto-comunisti confluiti nel Pci .In sostanza la DC riunì sotto i suoi vessili le tre categorie politiche esistenti sulla scena (assorbì, alla fine, anche gran parte dell'elettorato dell'Uomo Qualunque" ) e tutte le categoria produttive e , secondo il prevalere al proprio interno, dell'una o dell'altra categoria e grazie, sempre, alla sintesi unitaria finale, dette vita a governi diversi ( costituzionale subito dopo le riconquistate libertà e democrazia, centrista, centrosinitra , ,quadripartitopentapartito), fino al generoso e lungimirante tentativo di Aldo Moro di riunire , come primo passo, in una maggioranza parlamentare le tre diverse categorie esistenti a livello nazionale , quindi intesa anche con il Pci guidato da Berlinguer e , per questo ,con una valenza internazionale che , con il sorgere dell'eurocomunismo non piu'suddito di Mosca ,apriva scenari nuovi politici in Africa ed America Latina , provocando le ire dell'Urss e la contarietà dell'Usa e di una Cina che stava portando avanti il suo disegno di diventare una potenza mondiale. .L'uccisione di Aldo Moro segnò ,di fatto, a mio avviso, la fine della DC e, forse,la storia dimostrerà anche quella dello stesso Berlinguer , la cui morte portò alla successiva scomparsa per gradi del PCI. Da allora ha prevalso in Italia la line dello scontro a tutto campo, dei governi 'emergenza con Presidenti del Consiglio tecnici o improvvisati e maggioranze parlamentari con dentro gli opposti . Il risultato è che, oggi, il distacco tra partiti e cittadini è sempre piu' ampio e la disaffezione dalle urne ne è la riprova come si è visto anche nelle recentissime elezioni politiche con una maggioranza che non ha partecipato al voto o depositato scheda bianca e scheda nulla.A Palazzo Chigi, comunque, ora c'è, per la prima volta nella storia democratica una donna e questa è già una novita, ma l'emergenza ed i problemi di fondo rimangono.Siamo all'assurdo che da una parte dei vincitori delle elezioni si esalta la discontinuità con il governo Draghi,che secondo l'Istat ha ben operato ed ha diminuito le diseguaglianze , dall'altra c'è chi - per replicare alle durissime critiche dell'opposizioni-sottolinea che nella legge di bilancio che da unedì la Camera inizierà a discutere, c' è una parte di "draghismo". In sostanza si va avanti a far politica con le tre vecchie e superate tre categorie, ignorando che seguendo questa strada non si riuscirà a migliorare l'oggi, per molti aspetti drammatico , ed a costruire il futuro .
Per tutto questo e' indispensabile che la scienza politica affronti una situazione di crisi cultural-politica e studi come democratizzare una democrazia vecchia e,quindi, da rinnovare e da adeguare alle nuove esigenze.Non si deve partire da zero perchè esistono libri, relazioni , ricerche d'estrema utilità come, ad esempio, i testi e relazioni del compianto professor Lombardi sulla crisi dei partiti e la nostra Costituzione ; i saggi di Erich Fromm che disegnò un "socialismo umanistico" che in gran parte è unione di piu' categorie politiche o ,soprattutto, le analisi,le provocazioni ,le indicazione e le domande alle quale si deve rispondere alle sfide della e nella democrazia contemporanea di uno dei piu' grandi scienziati sociali e studiosi della politic del nostro tempo : Ralf Dahrendorf, purtroppo scomparso. L'ex-ministro ,ex-commissario europeo, docente universitario , due diverse nazionalità condensò, a mio avviso, gran parte del suo pensiero nel libro degli Editori Laterza ( dai quali ha pubblicato numerosi libri) "Dopo la democrazia" grazie alle incisive domande di un bravissimo giornalista italiano ,Antonio Polito , che è stato anche parlamentare e che molti conoscoo per i suoi interventi sulle principali Tv,il quale già con la prima domanda - siamo nei primi anni di questo secolo - pane il tema fondamentaale :" dopo due secoli di onorato servizio la democazia sembra versare in una crisi profonda e dagli im prevedibili : al punto che non sappiamo nemmeno se sopravviverà alle trasformazioni in corso, se continuerà ad esistere nella forma in cui la conosciamo".Una tale domanda è ancor oggi valida perchè la situazione è èeggiorata da quando fu posta e nessun politico si preoccupò di leggere quel libro e di rispondere ai quesiti che appunto poneva anche ai politici Dahrendorf( pure lui stato anche un politico di vertice) . Per una visione ampia non dimenticherei Serge Latouche che con le sue utopie , da lui stesso definite inapplicabili in politica, entusiasmò tanti giovani e non pochi intellettuali .Nei suoi libri, infatti, offre alcuni spunti utili per la costruzione di una nuova democrazia ,compreso anche il piu' famoso "Breve trattato per una decrescita serena", integrato, poi, da "Per un'abbondanza frugale" , nel quale replica a "malintesi e controversie sulla decrescita.". Esiste, concludendo,una vasta documentazione da consultare e molto si può ricavare dal lavoro approfondito compiuto da non pochistudosi ed alcuni politici (ricordo anche la bellissima relazione svolta dal compianto Flaminio Piccoli nel Cile del dittatore Pinochet nella riunione dell'Internazionale Democratica Cristiana, della quale era presidente ; relazione incentrata sull'esigenza didemocratizzare la democratica : era, se non sbaglio gli inizi dell'anni 0ttantadll'altro secolo...).Mi auguro che i ricercatori di qualche università possano unirsi nell'esaltante compito di dare un positivo seguito a quanto sino ad ora compiuto per fornire elementi indispensabili a disegnare una nuova politica con partiti capaci di ritrovare sintonia con il famoso "uomo della strada", ossia con il cittadino-elettore .
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